Elementi Costruttivi nell’Edilizia
Estratto il 9 aprile 2006 da Wikipedia
SOMMARIO
1. Edilizia
Edilizia e Architettura
2. Edificio
3. Calcestruzzo
Storia del calcestruzzo
Confezionamento, trasporto e getto in opera
Maturazione del calcestruzzo
4. Cemento armato
Proprietà fisiche
Durabilità
Introduzione nell'edilizia
5. Pilastro
6. Trave
7. Solaio
Solaio misto calcestruzzo armato e laterizio
8. Muro portante
9. Tamponatura
Composizione e scopo della tamponatura
10. Tramezzo
Composizione di un tramezzo
Lo spessore del tramezzo
Ammorsatura del tramezzo
Impiantistica nel tramezzo
11. Fondazione
Fondazioni dirette
Fondazione continua
A trave rovescia
A platea
A plinti
Fondazioni indirette (o condazioni profonde)
Opere di fondazione
12. Copertura
1. Edilizia
L'edilizia è l'insieme delle tecniche, delle arti, delle conoscenze finalizzate alla realizzazione di un edificio. Esiste una legge che descrive le regole del mondo dell'edilizia: il testo unico in materia edilizia
La parola edilizia, come la parola "edile" deriva dal latino aedile, a sua volta derivazione di aedes che significa "casa" o "abitazione" ma anche "tempio". La parola "edificio" ha la medesima radice aedes legata al suffisso ficium che significa "fare", "costruire", "realizzare".
Edilizia e Architettura
E'sotto il nome di edilizia che ricadono tutte quelle opere, lavorazioni e interventi che mirano a realizzare, modificare o riparare un edificio. Il termine edilizia non va confuso con architettura:
questa può essere definita (rozzamente) come quella cosa che si serve dell'edilizia per produrre delle opere d'arte che siano abitabili. Nel gergo comune, il termine edilizia si usa come descrizione dispreggiativa di un fabbricato costruito con forme elementari, privo di ornamenti,
giochi di volume o forme particolari. Tale utilizzo del termine è comunque errata, in quanto ogni edificio è edilizia: qualcuno più bello, è architettura, anche se la definizione di bello o di brutto, in
architettura come in tutte le arti, è sempre soggettivo.
2. Edificio
Con il termine edificio si indica una struttura costruita dall'uomo destinata ad accogliere al suo interno persone o attività a queste connesse. Costituisce 'elemento minimo, (se corrisponde ad una singola unità abitativa), dell' Ambiente costruito dall'uomo, per adattare il primario stato naturale alle sue esigenze di vita.
Essi possono essere classificati a seconda dell'uso in:
· edifici residenziali, nel caso siano usati come abitazione;
· edifici industriali, nel caso siano destinati ad ospitare attività produttive su larga scala;
· edifici agricoli, quando sono destinati ad ospitare attività inerenti l'agricoltura;
· ecc.
Un'ulteriore classificazione può essere fatta in base alla proprietà, in tal caso si parla di:
· edifici pubblici, nel caso siano di proprietà dello stato;
· edifici privati, nel caso i proprietari siano una o più persone fisiche e/o giuridiche
La disciplina che regola la progettazione degli edifici è detta architettura
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Il notevole pregio riconosciuto al calcestruzzo dai suoi primi utilizzatori era la possibilità di ottenere rocce artificiali di qualsivoglia forma.
Nella tecnica edilizia romana fu inventato e adoperato per la prima volta il cementizio, ossia una miscela di malta (calce mescolata con sabbia o pozzolana) e coementa, ossia sassi o scheggie di pietra.
La notevole diffusione del calcestruzzo si è però avuta con l'avvento del cemento armato. Il composto infatti ha ottima resistenza a compressione ma scadente resistenza a trazione e questo ne ha limitato l'uso per millenni. Alla metà dell'800 si incominciò ad annegare barre di acciaio in una matrice di calcestruzzo ottenendo uno dei primi esempi di materiali compositi, composti nei quali due differenti materiali partecipano insieme per contribuire in modi diversi a resistere alle varie sollecitazioni.
L'acciaio conferisce al composto quella resistenza alla trazione ed alla flessione di cui è carente il calcestruzzo.
Negli ultimi decenni la tecnologia del calcestruzzo si è notevolmente evoluta in seguito all'introduzione di aggiunte e addittivi accessori che vanno a modificare comportamento e prestazioni delle miscele, tale aproccio è tipico della produzione industrializzata del calcestruzzo da parte di operatori e società specializzati nella sola produzione e consegna di tale materiale, che in tale modo solo in occasioni particolari o ambiti ristretti viene ancora confezionato nel cantiere.
Un ulteriore decisa evoluzione nell'utilizzo del materiale si ha nel passaggio da un criterio quantitativo della caratterizzazione delle miscele (sostanzialmente il contenuto di cemento) ad un criterio prestazionale basato su prove di rottura del materiale ottenuto e su una qualifica
preliminare degli impasti. Ovviamente tale aproccio va visto nell'ottica di una produzione industrializzata basata su impianti industriali in genere esterni al singolo cantiere, e su una adeguata struttura tecnologica e gestionale.
Oggi si possono ottenere anche manufatti prefabbricati estremamente resistenti con la tecnica della precompressione delle travi in calcestruzzo armato: è il cosiddetto cemento precompresso.
Il confezionamento del calcestruzzo è oggi effettuato nelle centrali di betonaggio, volgarmente detto cementificio, o in appositi impianti di cantiere, ed è quasi scomparso il confezionamento artigianale, se non per piccolissime quantità. Di conseguenza, le indicazioni sulle quantità dei singoli componenti come quelle date in precedenza hanno perso di significato. Oggi si tende infatti a richiedere un calcestruzzo con prestazioni ben definite e la sua composizione,
in base ai requisiti che esso dovrà possedere, è oggetto di un apposito studio, chiamato mix design, che tiene conto di numerose variabili quali resistenza, durabilità, aggressività dell'ambiente, contenuto d'aria inglobata, rapporto acqua/cemento, additivi e via dicendo.
Il calcestruzzo, una volta in cantiere, va gettato in un apposita cassaforma. Esso,
infatti, ha l'apparenza di un fluido denso privo di forma: la cassaforma serve, appunto, a dare forma al calcestruzzo e a creare, quindi, pilastri, travi, solai, solette, fondazioni e quant'altro.
Una volta gettato nella cassaforma, il calcestruzzo va opportunamente vibrato, onde evitare la formazione di bolle d'aria all'interno del manufatto, che potrebbero accorciare drasticamente la vita dell'acciaio annegato, oltre a creare pericolose discontinuità nel materiale.
Una volta messo a riposo nella cassaforma, il calcestruzzo ha bisogno di maturare per un certo Periodo. E'questo il periodo in cui l'acqua reagisce con il cemento generando il fenomeno Dell'idratazione, che trasforma i granelli di cemento in cristalli che, interagendo tra loro, induriscono il manufatto.
Durante la maturazione il calcestruzzo ha bisogno di respirare, perchè il processo di idratazione
riscalda il manufatto e, di conseguenza, l'acqua tende a evaporare. Non solo: il processo di idratazione ha bisogno di ossigeno e, quindi, di aria. La cassaforma non deve quindi essere
ermetica o di materiali non traspiranti. In quest'ottica la cassaforma in legno è molto valida.
Durante la maturazione è bene non accelerare ne rallentare eccessivamente l'evaporazione dell'acqua, perchè il primo caso può generare lesioni, il secondo può impedire una corretta idratazione dell'intero conglomerato. Il clima, in questa fase, è di fondamentale importanza: aria secca può accelerare l'evaporazione dell'acqua, mentre un clima umido o una giornata
piovosa possono rallentarla. Anche la temperatura dell'aria è importante: temperature troppo elevate (superiori ai 30-35°C) possono generare eccessiva evaporazione, mentre temperature troppo basse (inferiori allo 0°) possono rodurre dannosissimi cristalli di ghiaccio nella struttura che, sciogliendosi, lasciano pericolosi vuoti e lesioni nella struttura. Gli additivi nel conglomerato sono scelti anche in base al clima durante il quale dovrà avvenire la maturazione del
calcestruzzo, onde evitare i predetti problemi.
Si deve oltretutto fare attenzione allo spessore del manufatto: se l'elemento strutturale che stiamo gettando ha il lato minore molto grande (superiore a 60-70cm) la parte centrale del conglomerato può non arrivare ad avere contatto con l'ossigeno, rimanendo, di fatto, molle. Questo fenomeno si verificava spesso nelle strutture romane, che raggiungevano tranquillamente spessori superiori ai 2m. Il Pantheon, per esempio, ha questa aratteristica: la
parte centrale dei muri più spessi (spessore Maggiore di 4m) non ha mai completato il processo di idratazione ed è ancora allo stato semi-solido, dopo 1900 anni.
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Il cemento armato (la cui definizione più corretta sarebbe calcestruzzo armato o meglio ancora conglomerato cementizio armato) è un materiale usato per la costruzione di edifici, ponti, gallerie, acquedotti, ecc. composto da calcestruzzo (una miscela di cemento, acqua, sabbia e aggregati, cioè elementi lapidei, come la ghiaia) e barre di acciaio annegate al suo interno ed opportunamente sagomate ed interconnesse fra di loro. È un materiale utilizzato sia per la realizzazione dello scheletro degli edifici (ovverossia dell'ossatura portante), al posto del più costoso acciaio, che dei solai o di manufatti come ad esempio, ma non solo, i muri di
sostegno dei terrapieni. Come l'acciaio, anche il cemento armato può essere realizzato in officina per produrre elementi prefabbricati (in genere travi e pilastri). La produzione in officina permette di avere un miglior controllo sulla qualità del calcestruzzo, ma, essendo più costosa, viene utilizzata con regolarità quando le condizioni climatiche del cantiere sono proibitive (non a caso la prefabbricazione si è sviluppata moltissimo in Russia), o quando gli elementi da produrre richiedono dei controlli rigorosi, come può essere il caso di alcune tecnologie con le quali viene realizzato il cemento armato precompresso. In cantiere, la tecnologia del calcestruzzo gettato in opera ha il vantaggio di creare meno problemi nei nodi tra gli elementi, cioè in quei punti
in cui si uniscono travi e pilastri.
Il cemento armato sfrutta l'unione di un materiale da costruzione tradizionale e relativamente poco costoso come il calcestruzzo, dotato di una notevole resistenza alla compressione ma con il difetto di una scarsa resistenza alla trazione, con un materiale molto più costoso quale l'acciaio ma dotato di un'ottima resistenza a trazione. Quest'ultimo è utilizzato in barre (che possono essere lisce o ad aderenza migliorata con opportuni risalti) e viene annegato nel calcestruzzo
nelle zone ove è necessario far fronte agli sforzi di trazione. Le barre hanno diametro variabile commercialmente da 4 mm a 32 mm e possono essere impiegate sia come "armatura corrente" o lungitudinale, sia come "staffe", ovvero come barre che racchiudono altre barre (in genere di
maggior diametro) a formare una sorta di "gabbie" opportunamente dimensionate secondo le necessità d'impiego. Le barre si possono presentare anche sottoforma di reti elettrosaldate (nei diametri da 4 a 10 mm) a maglia quadrata con passi variabili da 10 a 20 cm e vengono, in questo caso, impiegate per armare solette o muri in elevazione.
La collaborazione tra due materiali così eterogeni è spiegata tenendo presenti due punti fondamentali:
· Tra l'acciaio ed il calcestruzzo, si manifesta un'aderenza che trasmette le tensioni dal calcestruzzo all'acciaio in esso annegato. Quest'ultimo, convenientemente disposto nella
massa, collabora assorbendo essenzialmente gli sforzi di trazione, mentre il calcestruzzo assorbe quelli di compressione.
· I coefficenti di dilatazione termica dei due materiali sono sostanzialmente uguali.
Per aumentare l'aderenza tra i due materiali da qualche decennio al posto delle barre lisce d'acciaio vengono utilizzate barre ad aderenza migliorata, cioè barre sulle quali sono presenti dei risalti.
Inizialmente e per molti anni si pensò che il calcestruzzo armato potesse avere una vita eterna; purtroppo ciò è evidentemente falso, perché entrambi i materiali che lo costituiscono sono soggetti a problemi che ne compromettono la resistenza nel tempo. Il calcestruzzo, se non adeguatamente protetto, può essere attaccato da sali presenti nell'acqua di mare e nell'aria in prossimità delle coste, da acidi dei fumi industriali, dal fenomeno della carbonatazione. Esso
risente inoltre delle variazioni di temperatura, ed in particolare è vulnerabile al gelo.
L'acciaio, se non ben protetto da uno strato di calcestruzzo (copriferro), è soggetto ad ssidazione, cioè tende ad arrugginirsi. Questo è proprio il problema riscontrato nell'immagine riportata a fianco. L'ossidazione fa aumentare il volume dell'acciaio che può così rompere ed espellere il calcestruzzo che lo ricopre. L'ossidazione può essere provocata da vari fattori,per esempio da infiltrazione di acqua o vapore acqueo attraverso le fessurazioni del calcestruzzo che si producono naturalmente quando l'elemento strutturale è sollecitato a flessione: il calcestruzzo, non reagendo a trazione, nella parte tesa della sezione tende a fessurarsi, aprendo così la strada, quando tali fessure sono di entità rilevante, agli agenti ossidanti. L'entità e la pericolosità delle fessurazioni sono calcolabili attraverso semplici modelli matematici descritti nella scienza delle costruzioni e nelle norme UNI.
E'virtualmente impossibile realizzare un calcestruzzo armato che non si fessura, perchè il modulo di elasticità (o modulo di Young) dei due materiali (acciaio e calcestruzzo) differisce troppo per consentire una omogeneità di dilatazione sotto sforzo. Tuttavia, rimanendo entro i limiti normativi per la fessurazione, l'ossidazione dell'acciaio può essere considerata trascurabile, allungando di molto la durabilità del manufatto. Negli ultimi tempi alcune ditte hanno cominciato a proporre l'acciaio inossidabile per l'armatura del calcestruzzo. Tale materiale è sensibilmente più costoso dell'acciaio "normale" (semplice lega di ferro e carbonio), perchè più complesso da produrre, meno resistente e più fragile. Ha però un vantaggio indiscusso: il fatto di non subire la ruggine e il conseguente aumento di volume. I costi proibitivi ne consentono l'utilizzo, per ora, solo in strutture in cui la manutenzione è particolarmente gravosa o l'aggressività degli agenti atmosferici particolarmente elevata, quali, per esempio: ponti, dighe, strutture portuali, infrastrutture viarie sospese e simili. In questi casi, il risparmio dovuto alle opere di manutenzione può giustificare una maggiore spesa per la realizzazione del manufatto. Rimane il fatto, però, che la struttura è più pesante perchè necessita di una maggiore quantità di acciaio in quanto l'acciaio inossidabile è meno resistente di quello al solo carbonio e ne serve dunque una maggiore quantità per rientrare nei limiti di legge.
Anche se già nel 1830 in una pubblicazione intitolata The Encyclopaedia of Cottage, Farm and Village Architecture si suggeriva che una grata di ferro poteva essere inglobata nel calcestruzzo per formare un tetto, il primo ad avere introdotto il cemento armato nell'edilizia è considerato William Wilkinson di Newcastle. Nel 1854 egli registrò un brevetto per il "miglioramento nella costruzione di dimore a prova di fuoco, di magazzini, di altre costruzioni e delle parti delle stesse". Wilkinson eresse un piccolo cottage di due piani per la servitù, rinforzando pavimento e tetto di cemento con l'uso di barre di ferro e di cavi metallici; in seguito sviluppò varie strutture del genere.
L'architetto franco-svizzero Le Corbusier (1887-1965) fu tra i primi a comprendere le otenzialità innovative del cemento armato nell'ambito dell'architettura contemporanea ed a sfruttarlo ampiamente nelle sue opere, dopo averne visto le potenzialità intuite dal suo maestro Auguste Perret, tra le cui opere in cemento armato spicca la casa in Rue Franklin a Parigi del 1903.
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Il pilastro è un elemento architettonico usato come sostegno a pianta uadrangolare,tonda,ovale ecc.. disposto in verticale, sul quale solitamente si appoggia un'architrave. Oppure si imposta un arco. Un gruppo di quattro pilastri collegati da archi può ancora sostenere una volta a crociera, costituendo in questo caso una campata.
Un elemento con la stessa funzione ma di sezione circolare è la colonna, mentre un elemento portante generico verticale, indipendentemente dalla sua forma, è detto piedritto.
Nell'architettura gotica ebbero diffusione un tipo particolare di pilastro, dalla sezione complessa, detto pilastro a fascio.
La trave è un elemento architettonico strutturale che ha una dimensione molto più grande (la lunghezza), rispetto alle altre due (altezza e larghezza). La trave sopporta carichi principalmente per flessione ed i carichi hanno principalmente direzione ortogonale all’asse della trave. Quasi sempre la trave giace orizzontalmente.
Le travi generalmente sopportano forze verticali gravitazionali, ma possono anche essere usate per sopportare carichi orizzontali (come carichi dovuti al vento o a un sisma). In una struttura i
carichi sopportati da una trave vengono trasferiti ai pilastri, ai muri o ad altre travi che a loro volta trasferiscono le forze agli elementi strutturali sui quali eventualmente poggiano.
Le travi sono caratterizzate dal loro profilo (la forma della loro sezione), dalla lunghezza e dal materiale con cui sono costruite. Nelle strutture contemporanee, le travi sono tipicamente fatte in acciaio (in questo caso vengono anche chiamate profilati), cemento armato o legno.
Le più comuni travi di acciaio sono: la trave IPE, che ha la sezione a forma di I, e la trave HE, che ha la sezione a forma di H, che viene definita ad ali larghe. Esse vengono comunemente usate nei telai d’acciaio per gli edifici e per i ponti. Altri profilati comuni di travi sono la trave a C, la trave ad L, la trave rettangolare cava e la trave circolare cava.
Internamente, la trave è soggetta a tensione di trazione e di compressione dovute ai carichi applicati su di essa. Sotto i carichi gravitazionali, la parte superiore della trave risulta compressa, mentre la parte inferiore risulta tesa, lasciando il centro della trave relativamente privo di tensioni. Le travi ad I e ad H sono molto comuni proprio perché fanno un uso efficiente del
materiale nel sopportare i carichi flessionali, infatti il materiale è concentrato sulle ali che si trovano nella parte più alta e nella parte più bassa della trave.
Gli ingegneri sono interessati anche nel determinare la freccia (cioè l’abbassamento) della trave che si inflette sotto il carico, soprattutto quando la trave è a diretto contatto con un materiale fragile come il vetro, che, non potendosi flettere per la sua rigidezza, si romperebbe. La flessione della trave deve essere minimizzata anche per ragioni estetiche. Infatti una trave visibilmente incurvata, anche se staticamente sicura, non è piacevole alla vista e va evitata. Una trave più rigida (con alto modulo di elasticità e alto momento di inerzia) produce un incurvamento minore.
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In edilizia si suole indicare con il termine "solaio" una struttura orizzontale capace di trasferire i carichi (principalmente quelli verticali) ad altre strutture.
Un solaio può essere realizzato in legno, in calcestruzzo armato o in acciaio, in laterizio o con materiali vari.
Una diffusa tecnica costruttiva, utilizzata nella realizzazione di semplici solai per comuni bitazioni è la struttura in calcestruzzo armato e elementi di alleggerimento in laterizio. Si tratta di travi di calcestruzzo armato ("travetti") poste ad una mutua distanza di circa 50 centimetri, tra le quali si dispongono degli elementi in laterizio, simili a mattoni, denominati "pignatte"; al di sopra delle travi e delle pignatte si realizza infine una soletta di calcestruzzo armato di spessore pari a circa 5 centimetri. La struttura del solaio è così completata. Su di esso potrà poi disporsi la pavimentazione.
Nota: la pignatta in edilizia
Persa la forma di anfora, il nome di pignatta oggi è legato principalmente agli elementi che si annegano nei solai per alleggerirne il peso. Un solaio, infatti, è formato da tante piccole travi (travetti) disposte una parallelamente all'altra, legate solo da una soletta armata di cemento (il cemento, con un unico getto, forma sia i travetti che la soletta): se il solaio fosse fatto di un unica enorme gettata di cemento, senza intervallare i travetti, si avrebbero strutture talmente pesanti che dovrebbero essere sovradimensionate solo per reggere loro stesse. Tra un ravetto e l'altro vi è, appunto, una pignatta, in modo tale da dare all'intradosso (la parte inferiore del solaio) una superficie piana. Il ruolo strutturale della pignatta è unicamente quello della leggerezza della struttura complessiva: non partecipa, infatti, in alcun modo a trasportare carichi strutturali. Si possono, difatti, realizzare solai fatti di soli travetti, in cui questi porgono dalla struttura (in questo caso, si hanno solai nervati), che però sono poco pratici, per non dire brutti, da vedere dentro le abitazioni o gli uffici.
La pignatta nasce nel periodo, ormai superato, in cui i solai si gettavano interamente in opera, costruendo delle grandi casseformi piane su cui si poggiavano le file di pignatte, distanziate tra loro per ospitare il cemento. La pignatta, quindi, prende la funzione di cassaforma persa.
La pignatta, comunque, assolve anche al compito di limitare lo scambio termico tra due piani di un edificio divisi da un solaio: il laterizio forato, unico materiale che ha composto le pignatte per secoli, permetteva la creazione di micro camere d'aria che limitavano il passaggio del calore e del suono. Il loro ruolo, oggi, è soprattutto questo.
La pignatta oggi non è più solo di laterizio forato, ma è anche di polistirolo, di materiali lignei,
di materiali riciclati da altre lavorazioni: sono molte le soluzioni tecniche le le ditte del mondo
dell'edilizia offrono agli addetti ai lavori.
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Il muro portante è l'elemento strutturale di un edificio costruito con il sistema dei setti portanti. Si differenzia dal tramezzo, elemento divisorio interno e non portante, e dalla tamponatura, elemento che divide l'interno dall'esterno e che non porta peso.
Con la scoperta della calce, il muro portante subisce l'ultima grande svolta tecnica della sua evoluzione e nasce il muro allettato con calce. Tale tecnica consiste nel posizionare i mattoni l'uno sull'altro avendo cura di gettare uno strato di calce sulla fila di mattoni inferiore e tra un mattone e l'altro nella stessa fila. La calce, indurendosi, si lega ai mattoni cotti (che hanno una superficie scabra che favorisce la presa) e crea con essi un unico elemento strutturale molto più resistente del mattone crudo.
Dal punto di vista della resistenza, della durata e della qualità complessiva, il muro di pietre squadrate di grandi dimensioni rimase però la migliore soluzione possibile, e venne utilizzato in
tutto il periodo classico e nel periodo gotico per la realizzazione degli edifici di maggiore pregio. Il
costo della pietra squadrata di grandi dimensioni, cresciuto notevolmente nei secoli rispetto al muro di mattoni, contribuì all'abbandono della pietra a favore del mattone allettato già nel Rinascimento. Rimase in auge la tecnica del muro di pietre squadrate di piccole dimensioni, più vicina alla tecnica del muro di mattoni.
La scoperta della ghisa e dell'acciaio prima, e del cemento armato poi, portarono all'abbandono del muro in pietra a favore del solo muro in laterizio allettato con malta di calce o malta di cemento.
Attualmente, i muri portanti sono realizzati in mattoni di laterizio pieno o forato, o con mattoni di molti altri materiali, tra cui il cemento (più propriamente calcestruzzo) e i suoi derivati.
Oltre alla muratura in pietre a secco, in pietre squadrate, in mattoni, esistono altre tecniche di realizzazione di un muro portante:
Il muro a sacco è un muro misto di mattoni e pietrame: è costituito da due muri paralleli tra i quali viene posizionato un agglomerato disomogeneo di pietre e altri materiali duri. E' una tecnica per fare muri resistenti ed economici, molto utilizzata nel mondo romano. Gli stessi romani perfezionarono la tecnica del muro a sacco gettandovi all'interno del calcestruzzo, che produce un manufatto ancora più resistente.
Il muro misto è un muro realizzato con diversi materiali alternati per stratificazioni orizzontali. Molto diffuso è il muro misto di mattoni in laterizio e pietre squadrate di tufo: il tufo è una pietra
vulcanica molto economica (nelle vicinanze delle cave, quindi specialmente in zone vulcaniche) che abbassa il costo del muro senza comprometterne la resistenza e la durabilità, ma le quantità dei due materiali devono essere sapientemente dosate.
Il muro di calcestruzzo è un muro realizzato con una gettata di cemento all'interno di una cassaforma che viene successivamente rimossa. Attualmente sono utilizzati come muri di sostegno o impiegati in situazioni strutturali particolarmente gravose.
Il muro portante serve a scaricare a terra il peso delle strutture sovrastanti al muro stesso. In base all'entità del carico che deve sostenere, il muro deve essere più o meno spesso. Anche il materiale costitutivo è di fondamentale importanza per stabilire quanto carico si può gravare su un muro. Il peso, dalla sommità del muro si ripartisce su tutto lo spessore, esercitando una pressione omogenea sulla sezione della struttura. La portanza del muro si misura in Kg/cmq o in N/mq, ovvero unità di peso diviso unità di superfice. La portanza di un buon muro non è mai eccezionale: al massimo 8-10 Kg/cmq, rispetto ai 40Kg/cmq che potrebbe sostenere un muro in
blocchi di granito a secco o rispetto ai 60-70Kg/cmq del cemento armato, per non parlare dei 2.200 Kg/cmq dell'acciaio. Nonostante ciò, il muro portante di mattoni rappresenta ancora oggi una valida tecnica costruttiva, soprattutto per la realizzazione di abitazioni di modeste imensioni o di strutture che comunque non superano i tre-quattro piani di altezza. Il muro, infatti, ha un
vantaggio evidente rispetto al cemento armato e all'acciaio: una volta realizzato, non c'è bisogno di tamponare la struttura, perchè il muro stesso funge anche da protezione verso l'esterno. Non solo: il muro in mattoni è anche più veloce da montare rispetto al cemento armato, in cui bisogna aspettare il tempo della maturazione (circa 28 giorni).
Il muro, data la sua struttura, non è adatto a portare carichi concentrati come grosse travi: si preferisce, infatti, far appoggiare tutto il solaio sulla lunghezza del muro, evitando proprio di realizzare le travi di cemento: si evita così anche il ponte termico della trave stessa.
Nota: cassaforma
La cassaforma, in edilizia, è l'involucro dentro cui viene gettato il calcestruzzo allo stato liquido e dove esso rimane fino alla fine de processo di indurimento (o maturazione). A fine indurimento, la cassaforma perde la sua funzione e può essere rimossa (perchè la struttura è ormai solidificata e in grado di reggersi da sola). La parola cassaforma è sinonimo di stampo, quando si parla di oggetti prodotti in modo seriale ma con la medesima tecnica del getto di materiale liquido che in seguito solidifica. Quando si parla della "cassaforma" per costruire gli archi o le volte, si parla di centina.
Quando si getta un materiale in una cassaforma che poi non viene rimossa, rimanendo solidale con esso, si parla di cassaforma persa. Il muro romano a sacco, citato in precedenza, è gettato in una cassaforma persa, perchè i muri laterali, che fungono da cassaforma, rimangono solidali con il calcestruzzo gettato tra essi. Oggi esistono esempi di pilastri in profilati cavi di acciaio all'interno dei quali viene gettato del calcestruzzo: se il profilato è fatto per rimanere solidale al conglomerato, lo chiameremo cassaforma persa. In edilizia esistono molti esempi di strutture realizzate con cassaforme perse, tra cui diversi tipi di camera
ventilata.
La parola cassaforma forse richiama più di tutti il concetto di cemento armato. La cassaforma è, infatti, una delle fasi più importanti della realizzazione della struttura, in quanto è con essa che si costituiscono la forma e le dimensioni definitive del manufatto. Il materiale principe per la realizzazione delle casseformi per cemento armato è sempre stato il legno: questo è un materiale semplice da lavorare e da sagomare (per creare forme semplici e rigide come travi, pilastri e solai), leggero da manovrare in cantiere e traspirante (particolare molto importante per il calcestruzzo in fase di maturazione). Il legno ha lo svantaggio di non poter essere utilizzato per più di due-quattro volte per fare da cassaforma al cemento: esso si impregna e ben presto diventa rigido, pesante e non più traspirante, oltre a necessitare l'abbattimento di alberi; senza considerare il fatto che il legno impregnato non può essere utilizzato nemmeno
per bruciare (non prende fuoco) e non è più biodegradabile (lo è solo la fibra, non il cemento in essa impregnato). Il legno lascia la sua "impronta" sul calcestruzzo, che prende i disegni, in negativo, della fibra e dei nodi delle tavole di legno utilizzate. Questo aspetto può essere enfatizzato per conferire al cemento armato un bell'aspetto superficiale, al fine di lasciarlo a vista (cemento "faccia a vista" - il cemento, se ben fatto, è un materiale molto durevole e non
necessita di elementi protettivi ulteriori per resistere per decenni agli agenti atmosferici). Oggi esistono casseforme metalliche telescopiche e di sezione variabile che possono essere utilizzate un numero virtualmente infinito di volte e offrono al manufatto completo una superficie liscia e omogenea.
Le casseformi non vengono quasi più utilizzate per gettare i solai, in quanto questi sono sempre più spesso costituiti da travetti prefabbricati (e tagliati in opera alla giusta misura) e pignatte, che fanno da cassaforma persa per la gettata di cemento che costituisce la soletta armata superiore. Ciò permette di risparmiare moltissima superficie di cassaforma.
Quando oggi si realizzano solai nervati, strutture di grandi dimensioni o di sezione non convenzionale, si utilizza sempre più l'acciaio o un qualche tipo di cassaforma persa.
Le casseformi per cemento armato precompresso sono tutte metalliche. Il proccesso produttivo di questo tipo di strutture è infatti il prefabbircato, e sarebbe inutile utilizzare in esso casseformi non riciclabili.
La maestranza che possiede le competenze per realizzare le casseformi in legno è il carpentiere, termine oggi allargato anche a chi realizza casseforme in acciaio o casseformi
in generale.
Ad ogni modo, dovunque c'è una struttura in cemento armato, c'è stata una cassaforma che gli ha dato forma e dimensioni.
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La tamponatura è la parete di chisura perimetrale di un fabbricato costruito con una struttura intelaiata, nella quale la funzione portante e quella di separazione tra spazio interno e spazio esterno sono separate. La prima è affidata al telaio strutturale (in cemento armato o in metallo, generalmente acciaio) e la seconda alla tamponatura.
Nella categoria dei muri, in edilizia si differenzia dal tramezzo (che è un muro non portante di
separazione tra due spazi interni) e dal muro portante (che può dividere due interni o un interno e un esterno ma porta il peso del fabbricato).
La tamponatura serve sostanzialmente a separare lo spazio architettonico esterno da quello interno, in un edificio retto da una struttura a telaio. Negli edifici per civile abitazione la tamponatura è di essenziale importanza per determinare la prestazione termica di un edificio, ovvero la sua capacità di contenere al suo interno il calore d'inverno e il fresco d'estate, o, più semplicemente, di limitare il più possibile lo scambio termico con l'esterno.
Oggi è necessario rispettare delle leggi che impongono agli edifici un limite massimo ammissibile della prestazione termica: nel calcolo un ruolo molto importante lo ha proprio la tamponatura (negli edifici intelaiati in acciaio o cemento armato, che, comunque, sono di gran lunga i più diffusi) e, nel calcolo a norma di legge, si deve calcolare non solo lo spessore del muro, ma anche i diversi materiali utilizzati e il loro ordine preciso di sequenza.
La tamponatura, al giorno d'oggi, può essere composta da molteplici materiali, grazie all'evoluzione delle tecniche edilizie che ci hanno portato moltissima innovazione. Fino a non molti anni fa la tamponatura era essenzialmente composta da due strati di mattoni forati, uno più spesso (circa cm. 15 o cm. 20) e uno più snello (cm. 8), separati da un intercapedine non ventilata d'aria. La camera d'aria è sempre un validissimo strumento per rendere i muri di tamponatura estremamente efficaci contro lo scambio termico tra interno e esterno, a patto che essi non superino i 2 cm. di spessore: al di sopra di tale spessore l'aria è in grado di produrre dei moti convettivi interni alla parete che vanificano la presenza stessa dell'intercapedine e, anzi, sono deleteri anche per l'umidità, che così può essere trasmessa dal muro esterno al muro
interno.
Attualmente il modo più semplice ed economico per realizzare tamponature è utilizzando blocchetti di laterizio forato di ampio spessore, chiamati poroton o porotherm, che, però, molto spesso non sono sufficienti a rispettare i severi canoni di legge. Esistono, altresì, blocchi che già integrano uno strato isolante di polistirolo (da non preferire, perchè con il passare degli anni
evapora se a contatto con l'umidità o il calore intenso), sughero o altri materiali isolanti. Non esiste, tuttavia, il modo migliore in assoluto di fare una tamponatura: molte ditte diverse propongono il loro sistema e ogni metodologia può essere più o meno valida. Il fattore di scelta è
sempre il costo in relazione con la destinazione d'uso e in relazione al costo complessivo del fabbricato.
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Il tramezzo è un muro di divisione interno degli edifici caretterizzato dal fatto di non essere portante. Si distingue dalla tamponatura, che è il muro perimetrale che divide l'interno dall'esterno, e dal muro portante, che può essere interno o esterno ma che porta il peso del fabbricato.
Il tramezzo è un elemento di separazione tra due ambienti che non può essere spostato o rimosso con facilità. Esso può essere composto da molti materiali diversi rispondenti alle più diverse esigenze. Fino a pochi decenni fa i tramezzi venivano realizzati esclusivamente con blocchi di laterizio forato (il cosiddetto mattone forato) che è leggero, resistente e facile da produrre e montare. Oggi esistono molte più soluzioni dettate soprattutto dal tipo di materiale
utilizzato: cemento "soffiato", cemento alleggerito, gesso, cartongesso, pannelli "sandwich" prefabbricati. Ciascuno di questi materiali da al tramezzo una maggiore o minore robustezza, resistenza termica e acustica, peso specifico, costo e facilità di montaggio, che sono le caratteristiche in base alle quali va scelta la soluzione più adatta alle proprie esigenze.
Per i tramezzi delle abitazioni sono particolarmente indicati i mattoni forati o in mattoni di cemento soffiato. Le altre soluzioni sono più adatte ad altre destinazioni d'uso.
La misura standard del tramezzo è 8 cm. sul "grezzo": con la rasatura e la successiva pittura arriva, mediamente, a 10 cm. "finito". Esistono mattoni anche da 5 cm. di spessore, ma sono
sconsigliati soprattuto se il muro deve coprire altezze superiori ai 250 cm..
Virtualmente non c'è un limite verso l'alto per lo spessore del tramezzo. Aumentare lo spessore del muro può servire a diversi scopi: aumentare la resistenza termica (p.e. se dobbiamo separare due ambienti che hanno temperature molto diverse tra loro, o per dividere ambienti riscaldati da ambienti chiusi ma non riscaldati), aumentare la resistenza al passaggio delle
onde sonore (quando abbiamo bisogno di isolamento acustico), aumentare la robustezza del muro (se vi dobbiamo ancorare strutture estremamente pesanti). In genere tramezzi spessi si usano per separare unità abitative differenti (come due appartamenti) per evitare che l'uno possa disturbare l'altro. Un muro con un forte spessore, però, incrementa notevolmente il peso che va a gravare sul solaio. In linea di principio, i tramezzi non superano mai i 15cm. di spessore
all'interno degli appartamenti e i 25cm. se si devono dividere due appartamenti diversi.
Quando si realizza un tramezzo è importante che gli elementi che lo compongono, se si tratta di mattoni, siano montati in file sovrapposte e sfalsate, evitando di far cadere i giunti
tra due mattoni in corrispondenza dei giunti della fila sottostante. Ciò provoca minore robustezza nel muro.
Quando si realizzano tramezzi che formano spigoli o che si innestrano a "T" su altri tramezzi, è bene che i mattoni siano disposti in modo alternato nella giuntura tra gli elementi del primo e quelli del secondo muro, come le dita delle mani quando le teniamo intrecciate come per pregare.
Questa si chiama l'ammorsatura degli elementi del tramezzo, che è fondamentale per garantirne robustezza e durata nel tempo.
Il tramezzo, come detto, non ha funzione di portare il peso del fabbricato, ma può accogliere al suo interno gli impianti dell'edificio.
Nel tramezzo può passare l'impianto elettrico, quello di distribuzione del segnale televisivo e quello della rete di trasmissione dati realizzando una traccia nel muro e murandovi un tubo "corrugato". Un altro modo di passare questi impianti è murare sulla superficie del tramezzo una canalina per filature elettriche. All'interno del tramezzo possono essere murate le scatole dei frutti e le scatole di derivazione, che vengono prodotte di dimensioni apposite allo scopo.
Il tramezzo può anche accogliere alcuni elementi dell'impianto sanitario, purchè i tubi da alloggiarvi non superano i 5 cm. di diametro esterno, nell'ipotesi in cui il tramezzo sia da 8 cm. Per alloggiare tubi di dimensioni maggiori è necessario realizzare un tramezzo di maggiore
spessore, con tutte le conseguenze che questo comporta.
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In edilizia ed architettura le fondazioni sono quella parte della struttura dell'edificio che svolge il compito di trasmettere i carichi dalle strutture in elevazione al terreno.
Da un punto di vista della classificazione dei tipi di fondazioni esistenti si suole distinguere fra fondazioni dirette e indirette. Le fondazioni dirette sono quelle in cui la struttura in elevazione è a diretto contatto con quella di fondazione, mentre quelle indirette prevedono l'utilizzo di pali di vario tipo per raggiungere il terreno di portanza adeguata ai carichi della struttura di elevazione.
Le fondazioni dirette sono quelle più comuni nel caso di edifici costruiti su terreni senza particolari problemi di resistenza. Il tipo di fondazione diretta viene in base alla struttura dell'edificio.
Se l'edificio è costituito da una struttura continua, cioè da murature portanti, allora anche la fondazione sarà continua, presentandosi come un allargamento della sezione trasversale del muro. Negli edifici storici la fondazione continua era costituita da un muro vero e proprio, in mattoni o in pietra, di sezione maggiore di quello portante. Nell'ambito dell'edilizia moderna, nella fondazione continua si prevede un cordolo in cemento armato prima dell'allargamento della sezione. La sezione allargata è solitamente costituita da un getto di calcestruzzo, di solito (ma non sempre) armato. Nella parte inferiore della fondazione, a contatto con il terreno, viene posto uno strato di [[magrone]100/150Kg cem.*mc di cls] che da un lato è d'aiuto nella fase di cantiere per la posa in opera del calcestruzzo armato, perché questo permette di livellare il terreno di getto e tuttavia serve a distribuire ulteriormente i carichi del terreno e ad isolare le strutture all'umidità di contatto.
Un altro sistema, utilizzato in presenza di strutture in elevazione a telaio, è quello delle travi
rovesce. In questo caso le sollecitazioni sono maggiori nei punti in corrispondenza dei pilastri. La soluzione consiste nel ribaltare lo schema statico della travatura in elevazione, collegando fra loro i pilastri della struttura con delle travi di fondazione dette rovesce. La fondazione che si ottiene è particolarmente efficace per contrastare i cedimenti differenziati e nella progettazione antisismica.
Un altro sistema, utilizzato con strutture particolari o in presenza di terreni deboli, è la fondazione a platea. Può essere considerato uno sviluppo della fondazione a travi rovesce, con in più la presenza di un solettone inferiore a cui spesso si aggiungono nervature ortogonali secondarie rispetto a quelle delle travi rovesce, per garantire un ulteriore irrigidimento della struttura.
Un altro tipo di fondazione, utilizzato per strutture a telaio con carichi non elevati è quella a plinti. Viene cioè ingrossata la base del pilastro con un plinto di solito con la forma piramidale. Per assicurare un maggiore legame fra i diversi plinti vengono spesso collegati con cordoli in calcestruzzo armato; con l'ingresso della nuova normativa, per progetti in zona sismica, l'utilizzo dei cordoli è obbligatorio.
Le fondazioni indirette vengono praticate quando gli strati superficiali del terreno non hanno una portanza sufficiente per sopportare il carico della struttura. Il tipo più comune, nell'edilizia storica, è il palo di legno di particolari essenze dure e resinose, tipo quercia, rovere ecc
eventualmente con la punta rinforzata in metallo, detta puntazza,conficcato nel terreno attraverso battitura con speciali macchine dette battipalo, finché non raggiunge strati di terreno solido oppure pensato per resistere mediante l'attrito laterale che si crea con il terreno. Questa tecnologia, applicata ad esempio a Venezia, ha subìto un'evoluzione e ora esistono molte varietà di pali, di calcestruzzo o con parti metalliche, e diverse tecniche di infissione, gettati in opera, prefabbricati, con o senza asportazione del terreno, e anche con l'utilizzo di fanghi bentonitici o altri materiali speciali (polimerici) da utilizzare in condizioni particolari, come in presenza di acqua o di terreno particolarmente coerente.
Nella realizzazione di fondazioni di edifici ordinari si segue quest'ordine di lavori:
· Analisi geotecniche per stabilire la qualità del terreno e il tipo di fondazioni più adatto
· Scavo di sbancamento generale per raggiungere la quota delle fondazioni
· Scavi a sezione obbligata, per la realizzazione delle fondazioni vere e proprie. Lo scavo a sezione obbligata comporta una serie di opere provvisionali per evitare il crollo accidentale del terreno, con rischi per l'operaio, e per evitare infiltrazioni e ristagno di acqua.
· Realizzazione vera e propria della fondazione.
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La copertura in architettura è definita come una frontiera orizzontale superiore ed è un elemento di particolare importanza nella costruzione di un fabbricato, infatti costituisce la parte dell'edificio soggetta direttamente all'attacco degli agenti atmosferici esterni. Quindi di particolare importanza sono la scelta dei materiali, la conformazione geometrica, la curabilità della copertura. Essa deve garantire:
· Protezione e finitura esterna
· Impermeabilità alle acque piovane
· Isolamento termico-acustico
· Convogliamento delle acque verso discendenti
· Stabilità strutturale
Quindi una copertura sarà costituita da:
· uno strato di finitura superficiale
· uno o più strati impermeabilizzanti
· uno strato di isolamento termico (eventualmente acustico)
· uno strato conformato in modo da agevolare il deflusso delle acque meteoriche verso canali di raccolta dai quali viene avviata all'esterno
· uno strato che controlli il regime del vapore acqueo (condensa)
· uno strato di supporto strutturale.
Una copertura costituita da uno o più piani inclinati (falde) rappresenta la soluzione più tradizionale. L'inclinazione delle falde è infatti in funzione delle caratterstiche climatiche del luogo e delle tradizioni locali. Anche le coperture piane presentano una piccola inclinazione (1-2%) al fine di consentire comunque un deflusso delle acque. Questa pendenza è ottenuta
tramite un massetto delle pendenze, con sottofondo di calcestruzzo magro alleggerito con argilla espansa messo in opera con spessore variabile tale da creare una pendenza
dell'intradosso pari all'1-2% In base alla lunghezza della falda il massetto avrà uno spessore variabile da un minimo di 5 cm in corrispondenza del punto di discesa, ad un massimo di 20 cm nel punto più alto della falda. In caso di copertura piana, i canali di discesa vengono generalmente disposti nella misura, di un discendente da 10 cm di diametro ogni 100 m² di superficie. Nel caso di una copertura inclinata i piani che la costituiscono possono essere
continui o discontinui. Nel caso di piani continui, si tratta di veri e propri solai (in latero-cemento, in c.a, etc) inclinati secondo la pendenza della falda.
Nel secondo caso i piani di copertura sono costituiti da un insieme di elementi:
· da una armatura principale: generalmente caratterizzata da disegno triangolare che la rende indeformabile (in legno o in acciaio o c.a)
· da una armatura secondaria sovrapposta alla precedente e a sua volta composta da vari elementi che formano il pacchetto di copertura.
L'armatura principale viene in genere chiamata con il termine di capriata. Le capriate sono costituite da elementi diagonali inclinati, i puntoni soggetti a sforzi di presso flessione, da un elemento orizzontale, la catena, soggetto a trazione, da un monaco centrale, generalmente scarico, e da due saettoni che collegano il monaco ai puntoni, soggetti anch'essi a presso flessione Il monaco termina con uno staffone che racchiude la cerniera senza vincolarla in maniera rigida. Serve ad evitare eventuali deformazioni eccessive della catena. Sull'armatura secondaria può essere realizzato un piano continuo tramite pianellato, tavolato o tavellinato. Il
manto di una copertura inclinata può essere realizzato tramite l'uso di materiali e tecnologie diverse. Può essere un manto di copertura sopraelevato rispetto alla struttura in moda da creare una camera di ventilazione utile in situazioni di climi particolarmente rigidi e umidi, per evitare condensazioni superficiali in corrispondenza degli strati isolanti, questo tipo di soluzione viene detta a tetto ventilato. Anche nella stagione calda questa soluzione presenta i suoi vantaggi, contribuendo ad assorbire l'energia termica in eccesso. Nel caso di questo tipo di tetto il vero e proprio strato di copertura verrà poi messo in opera su dei listelli di supporto generalmente realizzati in legno Tra i materiali più usati per la realizzazione delle
coperture ci sono:
· Le pietre naturali (quali l'ardesia etc)
· Le pietre artificiali (ardesia artificiale, fibrocemento inchiodato ai listelli, etc)
· Laterizi (coppi, tegole marsigliesi, tegole curve, tegole alla romana)
· Materiali metallici (lamiera in acciaio, rame, alluminio, zinco-titanio etc)
· Materiali bituminosi (Bitume, fillerizzato, e protezione in graniglia etc)
· Materiali trasparenti (vetro, policarbonato, ondulane in pvc etc)
Questi materiali vengono generalmente posti in opera in elementi di piccole dimensioni Facilitando la costruzione e la manutenzione.
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